La sofferenza, le paure, le emozioni e la gioia provate dopo aver ricevuto una seconda vita grazie al dono di un nuovo organo nel 2009.

Io sono nato due volte. La prima 46 anni fa. La seconda 3 anni e qualche mese fa, esattamente alle 6 del mattino del 19 maggio 2009. Sono rinato nel reparto di Terapia lntensiva dell’Ospedale di Padova quando il cardiochirurgo entrò e mi disse: “Nicola, è arrivato il cuore cosa facciamo? Accetti il trapianto?” La mia risposta fu categorica: “Sono pronto. procediamo!”. Nessuna titubanza. Troppo sottile era il filo che mi teneva legato alla vita, troppo dolorose le continue scariche del defibrillatore per fermare le tachicardie ventricolari. Solo col trapianto potevo sperare di sopravvivere alla grave “displasia ventricolare destra aritmogena·.

La malattia mi aveva devastato la vita: la mia famiglia, il lavoro, il mio impegno sociale, la passione per il canto, i miei amici, …tutto finito in un letto d’ospedale dove per mesi ho trascorso le giornate a fissare lo scorrere dei minuti dell’orologio. Mi animavano però, la voglia di vivere e la grande forza d’animo alimentate dalla presenza di mia moglie Elisabetta dall’amore di tutta la mia famigli a e dalla vicinanza della gente del mio paese, Bozzolo.

Il mio consenso aveva immediatamente fatto scattare la procedura dell’espianto. Fu un susseguirsi di emozioni e sentimenti. Nella mente scorrevano le immagini della mia vita, nell’animo si mescolavano paura per la difficoltà dell’intervento e la speranza per la nuova vita ma anche il dolore condiviso per la morte del donatore.

È difficile capire quanto valore possa avere il consenso alla donazione; solo chi ha provato a vivere nel tunnel buio della malattia può sapere che un organo trapiantato diventa luce di vita. È difficile capire il percorso che deve fare un trapiantato per elaborare il lutto altrui e coniugarlo con la nuova vita donata. Serve tempo per accettarlo e perché il gesto d’amore del donatore e dei suol familiari non risulti vano.

Entrai in sala operatoria al le 11:30 e ne uscii alle 21. Forte l’emozione, grande la paura ma totale fiducia, tutta riposta nelle mani dell’equipe del dottor Gambino. Ricordo il suo sorriso prima di addormentarmi perché alle parole rassicuranti “Nicola, non preoccuparti, andrà tutto bene”, risposi con una battuta “quando mi intubate attenzione alle corde vocali che mi serviranno per cantare”. L’intervento tecnicamente fu perfetto, a parte i postumi post operatori: paresi di entrambi i piedi e conseguente stato di depressione che prolungarono di 2 mesi la mia degenza. Sessanta giorni nei quali il personale del reparto divenne la mia seconda famiglia. Trascorrevo i pomeriggi a canticchiare, mi serviva come ginnastica respiratoria e per sollevare il morale. Grazie al canto, sono riuscito a superare lo sconforto di sei mesi di rigetto acuto.

Fui dimesso il 9 luglio. con queste parole: “Nicola vai a casa e goditi il tuo nuovo cuore, rendi omaggio alla società per la tua nuova vita”. Grazie al trapianto sono rinato, la gioia per il dono ricevuto si è trasformata in un rinnovato impegno sociale per dare speranza a chi attende che passi il temporale della malattia e torni il sereno di una vita normale.

A tutt’oggi presiedo l’Associazione Amici del cuore di Bozzolo che conta oltre 300 iscritti . Il 19 maggio la mia nuova vita ha compito tre anni: sono felice, semplicemente perché vivo e perché la vita è bella. Grazie a chi crede nella donazione degli organi, grazie all’équipe medica, infermieristica e di supporto della Cardiologia, Terapia Intensiva Coronarica con il Primario Roberto Zanini e della Rianimazione di Mantova che nei mesi prima dell’intervento mi hanno restituito alla vita parecchie volte, grazie al personale della Riabilitazione Cardiorespiratoria di Bozzolo, “grazie di cuore” al primario Rino Frizzelli, professionalmente impeccabile che, prevedendo gli eventi, mi accompagnò a Padova un mese prima che il mio stato di salute degenerasse. Grazie ancora a tutti.

Articolo pubblicato su Mantova Salute nel settembre 2012